LA COLTURA E LE MACCHINE Nella bibliografia corrente troviamo
una moltitudine di indicazioni di strategia colturale per aumentare la
produttività degli impianti.
Credo che intendersi sul termine produttività sia una premessa necessaria togliendo allo stesso il significato di un volume prodotto nel rispetto di una parametro determinato (Ha, pianta ecc) e caricandolo di una espressione reddituale nel rispetto del detto parametro dove vanno a concorrere certamente più fattori; in altre parole l'oliveto più produttivo è quello che lascia una maggiore quantità di reddito netto per ha. e non quello che produce un quantitativo maggiore di olive per ha. Non tenendo conto della produttività reddituale e guardando solo la volumetrica abbiamo lo scontro delle filosofie tecniche, dei distinguo sulla gestione di alcuni segmenti agronomici, sulla forma di allevamento che garantisce la migliore produttività per mq. di chioma. Si sono create cordate di supporto alla ipsolon, al cespuglio, al monocomo, al fuso per non dimenticare gli incollati al policono. Sono tutte espressioni tecnicamente valide e basate su concetti bio-agronomici reali ma di diversa risposta ad un modello di gestione unitario per alcuni segmenti di grande costo (potatura e raccolta). Considerando che i due segmenti prima detti vanno ad incidere del 40% del prodotto (27+13 o 28+12 - raccolta + potatura) la forma di allevamento più produttiva è quella che consente ad oggi un impiego massimo delle macchine per le operazioni di potatura e di raccolta, tale forma oggi è rappresentata dal monocono con variante al fuso. Calcoli fatti dal Settore Decentrato di Rieti, hanno dimostrato, nella sola raccolta, un abbattimento del costo dal 27 al 14%. Il monocono non è stato quindi una scelta partigiana bensì l'attuale migliore abbinamento tra pianta e macchina, è la forma che più si è avvicinata all'attuale tecnologia e robotizzazione colturale. Anche per la potatura, nonostante si sia in una fase più sperimentale della raccolta, la forma più idonea è il monocono. |