LO SCENARIO OLIVICOLO DELLA SABINA

Prima di addentrarci nel panorama sabino che ospita da qualche millennio gli olivi che hanno alimentato i primi commerci e soddisfatto le esigenze lipidiche di intere generazioni mi corre l'obbligo di parlare della Sabina, almeno dal punto di vista dei suoi paesaggi rurali e dei centri che ospitano i sabini attuali, discendenti delle antichissime stirpi che popolarono il cuore dell'alto Lazio.

Chi non conosce la leggenda del Ratto delle Sabine, descritto da molti autori e portato anche sullo schermo da fantasiosi registi hollywoodiani e di casa nostra?

Se quella del ratto è semplicemente una leggenda, molti fatti storici avvennero e non solo al tempo del massimo splendore di questa terra ora antagonista, ora amica dei romani in un alternarsi di vicende clamorose.

La Sabina attuale porta ancora vivi i simboli del suo trascorso anche se molte tracce sono state cancellate dal ripetersi di guerre, d'invasioni e di barbariche occupazioni.

Anche se meno vasta dell'antica terra dei Sabini essa occupa tutta intera la provincia di Rieti e una piccolissima propaggine di quella di Roma.

Terra prevalentemente montagnosa e collinare se si fa eccezione di piccole vallate e ristrette pianure che hanno per confini naturali i rilievi ora sassosi, ora coperti di terra fertile e generosa adatta ad accogliere una vegetazione variegata.

Boschi di querce e di castagne, piantate di olivi coltivati ed anche di natura cespugliosa sono il paesaggio che caratterizza l'intera zona che ospita anche frutteti e vigneti specie nella bassa e media Sabina.

Ottimi i funghi anche porcini che si trovano nel sottobosco montagnoso e collinare del Cicolano dove si trovano anche tartufi neri e bianchi che non sfigurano con quelli dì zone più famose ed elette.

I castagneti di Antrodoco e del Cicolano assicurano produzioni pregiate di castagne che potrebbero competere con le migliori castagne mediterranee essendo di qualità superiore; ottime per essere utilizzate dalle industrie dolciarie sia sotto forma di farine, che sbriciolate o intere data la particolare conformazione del frutto.

Nel comparto della frutta sono famosissime le saporose ciliege come quelle che si raccolgono a Canneto Sabino e in tutto il comprensorio di Fara Sabina.

Ciliege di varie cultivar, come le "Ravenna", le "Bella d'Arezzo", i "Graffioni" come pure le amarene e i "viscioli" che fan compagnia alle mele saporite e spesso coltivate con mezzi biologici.

Pesche, albicocche, susine insieme ai vari cultivar di fichi sono gli altri preziosi frutti che generosi crescono nel panorama agricolo della provincia di Rieti.

Famosa nel mondo è la coltivazione anche sperimentale delle numerose varietà di cereali che trovano habitat ideale nella vasta conca reatina ricca di fertile limo e irrigata dalle preziose acque del Velino e di altri corsi minori.

Non tutta la Sabina è terra di olivi anche perché variegato è l'habitat, tanto da comprendere anche sistemi montagnosi con quote elevate e zone umide non adatte ad ospitare la pianta mediterranea.

Abbiamo accennato all'ambiente ideale sia dal punto di vista del clima che del microclima ma anche della composizione del terreno che se è di natura calcarea è quanto di meglio si possa desiderare poiché anche l'olio che qui si produce è di qualità migliore.

Terreni quindi calcarei-argillosi o argillosi-calcarei con reazione alcalina.

Esistono anche ottimi oliveti ospitati in terreni compatti, cretacei e con argille plioceniche.

Si può dunque definire l'olivo una pianta non esclusivamente e obbligatoriamente calciofila, poiché anche se è assodato che essa prospera in terreni calcarei può trovare degna ospitalità anche in terreni neutri e subacidi.

Un tempo, specie in Sabina, le condizioni economiche di estrema miseria delle popolazioni rurali costringevano i nuclei familiari ad allevare piante di olivi su terreni scoscesi, spesso di difficile accesso e di scarsa resa.

L'utilizzo di propaggini estreme situate ai margini di terreni più idonei era la scappatoia per sopperire alla mancanza di terreno più idoneo ad accogliere questo tipo di coltura.

Ora lo scenario è mutato ma nel corso dei secoli e dei millenni troppe volte si è assistito a mutamenti spesso drastici non solo dal punto di vista quantitativo ma anche qualitativo della coltura olivicola in Sabina.

Basti pensare che solo negli ultimi vent'anni il patrimonio olivicolo della Sabina e del relativo olio naturale estratto con sistemi spesso arcaici, è diminuito di circa il 50%.

Sul finire degli anni sessanta e i primi anni settanta le piante di olivo censite erano oltre un milione e ottocentomila per passare nel 1990 ad appena un milione.

Anche i frantoi, erano oltre cento mentre attualmente funzionanti sono appena una cinquantina.

La causa di questo abbattimento quantitativo sia delle piante che delle strutture per l'estrazione dell'olio è da ricercare in parte all'abbandono dei terreni scoscesi, difficili e poco redditizi oltre che di impossibile accesso alla pur elementare meccanizzazione delle varie fasi dei lavori.

La gelata del 1985 ha distrutto una larga fetta del patrimonio vegetativo olivicolo lasciando indenne solo alcune piccole isole dove il gelo ha risparmiato le piante secolari e millenarie; in particolari habitat, riparati dal grande e imprevedibile gelo, le piante sono state "ferite" solo superficialmente.

La vigoria di questa pianta ha permesso il ristabilirsi in soli cinque anni di una sufficiente disponibilità vegetativa che specie nell'annata '91/'92, ha raggiunto i livelli produttivi sia quantitativi che qualitativi di eccezionale valore.

Basti pensare che dal 1966 al 1991 si sono avute queste variazioni dai quasi trecentomila quintali dì olive nella stagione '81/'82 ai poco meno dì cinquantamila della stagione '86/'87, successiva alla gelata dell'anno precedente.

La stagione '91/'92 segna un traguardo di eccezionale valore sia per la quantità delle olive favorita da una buona situazione meteorologica che ha permesso ai frutti di maturare e rimanere esenti da qualsiasi avversità o alterazione vegetativa.

Una stagione che rimarrà nella storia dell'olivicoltura sabina come una delle più valide e auspicabili.


Tra oliveti e frantoi
la Sabina abbiamo detto, copre l'intera provincia reatina ma, se si fa eccezione di piccole e insignificanti isole produttive che si collocano verso la parte nord di Rieti come Antrodoco, Cantalice, Poggio Bustone, Castel Sant'Angelo, dove esistono rare piante di olivo, la parte più significativa è quella che inizia dal bacino del Tevere, riva sinistra e va verso il nord, nord-est e nord- ovest e comprende il territorio di una trentina di Comuni.

Essa comprende parte della bassa Sabina pianeggiante o lievemente collinare e la media Sabina quasi tutta collinare che termina ad est con i comuni di Poggio Moiano, Scandriglia, Torricella in Sabina, Poggio San Lorenzo, a nord con Salisano, Poggio Mirteto, Poggio Catino, Roccantica, Montasola, e ad ovest con Forano, Stimigliano e Magliano Sabina.

Le prime avanguardie vegetative, per chi viene dalla Salaria in partenza da Roma, si incontrano a Passo Corese, dove esistono anche due frantoi. Il piantato è molto giovane poiché non si riscontra in tempi antichissimi una coltura specifica o specializzata che al contrario qualifica tutto il comprensorio comunale di Fara Sabina che comprende un numero elevatissimo di frantoi (circa 15) e che può essere considerata la patria eletta della prima coltivazione razionale che risale al tempo dei Sabini e del dominio di Roma. Non a caso esistono proprio da queste parti, gli olivi più imponenti e vetusti come quello da Guinness dei primati di Canneto Sabino che risale a circa tremila anni fa ed è uno dei più grandi e più antichi del mondo olivicolo mediterraneo.

oltre a Canneto anche la frazione di Coltodino ha oliveti imponenti e altamente produttivi; poi c'è Corese Terra, Borgo Quinzio.

Fara Sabina ha un variegato habitat, poiché se è vero che verso Passo Corese, nella parte sud del comune, esiste una coltivazione che copre le piccole vallate e i dorsi collinari verso Fara, capoluogo, gli olivi sono abbarbicati anche sui costoni del sistema montagnoso.

Questa zona è certamente la più produttiva anche se altri comuni rivendicano oliveti e qualità di cultivar di grande pregio.

Toffia, Montopoli, Poggio Mirteto, Castelnuovo di Farfa, Poggio Nativo, Poggio Moiano, Poggio Catino, Cantalupo, Scandriglia, Torri in Sabina, Monteleone, Ginestra, Poggio San Lorenzo sono alcuni dei comuni più redditizi anche se altri comuni partecipano alla produzione dell'oro liquido che è vanto della Sabina reatina.

Esistono varie cooperative anche se non vi è in Sabina una vera tradizione cooperativistica, che tentano di salvaguardare questa naturale ricchezza che al di là del semplice ritorno economico è un elemento primario nell'immagine dell'agricoltura Sabina.

Ora si realizza da parte dell'Assessorato della provincia di Rieti, un piano di tutela, promozione e comunicazione mirata che riguarda la produzione pregiata dell'olio extravergine di oliva della Sabina.

Questo deve essere prodotto nel rispetto di un disciplinare che ha regole severe tese a garantire non solo la produzione pregiata ma anche il consumatore che d'ora in poi si potrà muovere con maggior affidabilità nella scelta di un olio che ha caratteristiche organolettiche elevate e che sarà contraddistinto da una "qualità totale" garantita appunto dalle regole stabilite dal Disciplinare.

Faranno parte dei "Magistri Olii Sabinorum" (Maestri dell'Olio dei Sabini) tutti coloro che rispetteranno le regole scritte e saranno in sintonia con la filosofia produttiva per ottenere un olio di qualità superiore che sarà promosso da campagne stampa e da materiali comunicazionali dì supporto realizzati da specialisti della comunicazione nel settore agro-alimentare.

Finalmente l'olio extravergine di oliva di qualità della Sabina troverà una sua collocazione sul mercato per soddisfare le esigenze di consumatori esperti che nell'olio di oliva non vedono solo una buona razione

calorico-lipidica ma uno scrigno di elementi nutrizionali e di peculiari caratteristiche organolettiche di pregio gratificanti non solo per l'organismo ma anche per i sensi.

Aspetto, gusto, profumi e sapori variegati sono gli elementi che fanno dell'olio di oliva della Sabina un alimento principe che i "Magistri Olii Sabinorum" traggono dalle cultivar pregiate che sono ospitate negli oliveti collinari della Sabina.

Ora anche i grandi ristoranti sia nazionali che internazionali, le enoteche, i negozi specializzati e i grandi gourmet potranno avere a disposizione un olio di oliva extravergine di qualità totale, garantita da un organismo che nasce al solo scopo di tutelare il consumatore aiutando i produttori a dare il meglio in sintonia con la natura che, specie in stagioni fortunate, si affida alla fatica e all'intelligenza dell'uomo per regalare emozioni.

Cultura, tradizione e un rinnovato impegno sono gli elementi che animeranno i "Magistri Olii Sabinorum" nella coltivazione, nella raccolta e lavorazione delle olive dalle quali verrà estratto, anche se non più con mezzi empirici ed arcaici, il prezioso liquido che è un dono della natura, un tempo riservato agli eroi e agli dei ed oggi disponibile per tutti coloro che nel gusto della buona tavola vedono la continuazione di una civiltà mediterranea che è invidiata dai gourmet di tutto il mondo.