CARLO II D'ANGIÒ
        Re di Sicilia, passato alla storia 
          anche con il nome di "lo zoppo" attribuitogli dai suoi nemici 
          per una menomazione che lo affliggeva dalla nascita, che non gli impedì 
          di battersi con ardore e coraggio nel corso della sua intera esistenza.
          
          
        
        
          
          Figlio di Carlo I d'Angiò, sposò Maria d'Ungheria, erede 
          di Stefano V.
          
          Nominato vicario del regno durante la Guerra dei vespri (1282), fu vinto 
          e catturato dagli aragonesi nella battaglia del Golfo di Napoli (1284).
          
          Nel 1285 morì il padre ed egli ne ereditò il regno. Liberato 
          nel 1288, fu incoronato a Rieti da Papa Niccolò IV nel 1289; 
          da allora i suoi soggiorni nella città sabina divennero sempre 
          più frequenti, soggiorni che spesso coincidevano nei tempi in 
          cui il Papa trascorreva interi mesi a Rieti.
          
          
          
          Nel 1300 sconfisse i saraceni a Lucera e, grazie a questa impresa, nel 
          luogo ove era ubicata una moschea oggi sorge una cattedrale con un monumento 
          che raffigura il re angioino con l'armatura e la pesante spada tra le 
          mani. 
          
          Carlo II seppe interpretare i segni dei tempo. Non si limitò 
          ad essere un re proteso al mantenimento del proprio stato ed alla conquista 
          di nuove "corone": comprese quanto la Chiesa di Roma fosse 
          importante nei giochi politici e quanto determinante potesse essere 
          la figura di un Papa libero dai giochi imposti dalle potenti famiglie 
          romane. Per queste ragioni accolse con gioia l'elezione al soglio pontificio 
          di Celestino V.
          
          
          
          Insieme al figlio scortò il Papa presso il giuramento, e gli 
          storici contemporanei sono concordi nell'affermare che, se di lì 
          a cinque mesi il Papa non si fosse ritirato, Carlo II avrebbe di certo 
          imposto la suo personalità a gran parte della penisola, anticipando 
          di due secoli il sogno di Macchiavelli riguardo all'unificazione nazionale.
          
          
          
          Morì a Napoli nel 1309 e lì venne provvisoriamente sepolto, 
          poi, l'anno successivo venne trasportato ad Aix, in Provenza, nella 
          terra dei suoi avi, anche se la storia continua a ricordarci che egli 
          lasciò il suo cuore a Napoli, Roma e Rieti.
          
          Francesco Buttarelli