La
Parrocchia di S. Maria Maddalena, in Colli sul Velino, Diocesi
di Rieti, si estende su circa 15,5 Kmq. di terreno e confina con
le parrocchie di Moggio, Piedimoggio, Contigliano, S. Pio X di
Rieti, Apoleggia, Morro Reatino, Labro e con Piediluco, in Diocesi
di Terni e Narni.
A differenza del territorio comunale, la cui estensione è
di Kmq. 13.8, la Parrocchia estende la sua giurisdizione anche
in parte del Comune di Labro (i voc. Vallagora e Schiarito).
Gli abitanti attualmente sono agricoltori, operai, impiegati,
studenti, diversi sono anche diplomati e laureati, mentre per
il passato, salvo alcune eccezioni, erano agricoltori, braccianti
e, in piccola percentuale, artigiani.
Per la sfera religiosa il paese dipendeva dalla Chiesa Arcipretale-Collegiata
di S. Maria Maggiore di Labro, eretta l'11 febbraio 1508 da Papa
Giulio Il, dove vengono menzionati titoli riguardanti altrettante
chiese, come S. Maria Maddalena, S. Tommaso di Grumolo, S. Lorenzo
e Madonna del Buon Consiglio, che erano nel territorio di Colli.
L'assistenza spirituale venne fatta dai Canonici fino al 22 maggio
1818, quando il Vescovo di Rieti mons. Carlo Fioravanti smembrò
dalla Chiesa Matrice di Labro Colli e la eresse in Parrocchia
indipendente.
La Prebenda costituita era della metà di decime e censi
che allora la Collegiata percepiva.
Nel 1818 la Prebenda Parrocchiale di Colli era costituita in scudi
509.
Supplica al Vescovo di Rieti di nominare
il Parroco
Ecc.za Rev.ma
I popoli delli Colli di Labro, prostrati umilmente ai pié
di V.S. III.ma e Rev.ma, devotamente colle lacrime agli occhi
rappresentano avere ottenuto dalla S. Congregazione favorevole
rescritto fin dai 20 settembre passato per la erezione di una
nuova parrocchia indipendente del tutto dalla Collegiata di Labro.
Essicome per il mantenimento del parroco richiese la S. Congregazione
nuova obbligazione, informo questa hanno già adempiuto
in ogni sua parte col mezzo del notaio Sig. Giovanni Battista
Nobili della terra di Arrone, come dai suoi atti allegati: supplicano
dunque a volersi degnare mandare un parroco o di un economo, onde
possano seriamente soddisfare ai doveri, che specialmente nell'imminente
Pasqua gli incombe, e dare a Dio una prova di quella fedeltà
che sperano ad aiuto suo mantenere fino a morte.
Colli di Labro, 1918
Beneficio Parrocchiale
Al nome di Dio noi sottoscritti rispettivamente per non saper
venire Capi delle Famiglie dei Colli di Labro, diocesi di Rieti,
avendo operato da molti anni con molto vero dolore, quanto ridiventa
difficile alla venerabile Collegiata di S. Maria di Labro il coltivare
le anime nostre e delle stesse nostre famiglie per la lontananza
di circa 3-4 miglia; considerando che niente può essere
da noi più desiderato che la gloria eterna delle anime
nostre, per la quale siamo creati dall'eterno Dio e redenti col
sangue preziosissimo di Gesù Cristo, volendo perciò
a questo unico riguardo procurare per noi e per i nostri dipendenti
il massimo dei beni che è quello di rimanere istruiti nella
dottrina cristiana, sentire la parola di Dio, avere regolarmente
l'amministrazione dei SS. Sacramenti, essere assistiti nel punto
della morte, ed in una parola, ottenere tutti i mezzi conducenti
per andare avanti in questo mondo in una vita esemplare e santa.
Noi bramiamo con tutto l'ardore del nostro spirito l'erezione
di una parrocchia in questa villa dei Colli composta di 84 casali,
che formano una popolazione di 365 anime conforme ne dobbiamo
umiliata supplica a SS. Ill.ma e Rev.ma Mons.
Carlo Fioravanti, zelantissimo ed esemplarissimo Vescovo di Rieti,
e perciò solennemente ci obblighiamo per noi e nostri eredi
e successori in infinito di fare alla medesima una giusta e conveniente
dotazione con li seguenti patti e condizioni nel modo e forma
che segue, cioè:
1) l Colli di Labro avranno una parrocchia sotto il titolo di
S. M. Maddalena col diritto del Santo battesimale e del seppellimento.
2) Il rettore di essa verrà eletto a forma delle leggi
e regole canoniche dall'Ordinario pro tempore della Diocesi e
sarà indipendente dall'arciprete e collegiata di Labro.
3) Tutte le famiglie di Colli faranno una proporzionata vendita
del loro lavoro col mezzo di una decima prediale da corrispondersi
in natura come appresso.
4) Esse però saranno divise in 5 classi e la decima sarà
pagata perequativamente.
5) Le famiglie della prima classe daranno in ogni anno una misura
di grano colmo all'aja colla misura locale ed una misura colma
di granturco a mazzocchi nel campo, o in caso come sarà
più comodo al contribuente.
6) Quelle della seconda classe corrisponderanno in detta epoca
ed annualmente uno scorzo di grano a colmo ed una misura di granturco
a mazzocchi come sopra.
7) Quelle della terza classe daranno nell'epoca del raccolto una
misura di granturco colma a mazzocchi.
8) Quelle della quarta classe daranno uno scorzo colmo di granturco
a mazzocchi.
9) Quelli della quinta classe finalmente daranno mezzo scorzo
di granturco a mazzocchi.
10) Queste decime in natura saranno pagate a diligenza del parroco,
che manderà per suo conto all'Aja per il grano e poi penserà
per il granturco quelle indicazioni dei decimanti, che il parroco
dovrà eleggere a sua libertà ma fra gli individui
di Colli e non forestieri
11) Sarà anche permesso allo stesso parroco di far questuare
il mosto che sarà in facoltà il contribuirlo o non
contribuirlo senza che egli possa acquistare mai alcun diritto
per la consuetudine di qualunque tempo che potesse allegarsi colla
condiscendenza dei medesimi parrocchiani.
12) Le indicate classi varieranno a seconda dello stato medesimo
di maniera che se una famiglia della prima e seconda classe si
mette per deteriorazione di condizione in qualunque tempo a venire
nello stato determinato per la seconda, o terza classe, pagherà
allora la decima della classe a cui scende e così viceversa
nel caso che migliori la condizione.
13) Le variazioni degli stati ed il passaggio da una classe all'altra
sarà riconosciuto, e valutato, rispettivamente dall'ordinario
"pro tempore", dall'istanza dei parrocchiani e dal parroco,
sentito il giudizio dei vari.
14) La diramazione o distribuzione delle famiglie di qualunque
classe sarà riguardata sempre in aumento, e minorazione
delle corrisposte decimali, che perciò vi aumenteranno
queste nel numero con l'aumentare delle stesse famiglie secondo
le divisioni e rispettosamente focolari e viceversa per la estinzione
o partenza delle famiglie.
15) La popolazione eleggerà due deputati i quali avranno
la facoltà di porre alle indicate classi i contribuenti
secondo la possibilità di ciascuno.
16) In forza del precedente capitolo la popolazione ha eletto
a viva voce nella venerabile chiesa di S. M. Maddalena per deputati
li signori Agostino De Sanctis e Pietro De Sanctis nel dì
13 aprile 1817.
17) A conservare in infinito una costante memoria di S.S. III.ma
e Rev.ma Vescovo Fioravanti e per esser grato al zelo che egli
ha per la salute delle anime cristiane dei Colli di Labro alla
di cui cura commessa per divina disposizione il parroco "pro
tempore" reciterà, e farà recitare per la di
lui anima un Pater ed Ave in ogni terza parte di Rosario che si
dirà nella chiesa parrocchiale di detti Colli, come anche
sarà obbligato celebrare una Messa ogni anno per la salute,
e lunga conservazione di sì provvido pastore.
Approvato in due pagine a Rieti, presso il palazzo vescovile il
16 Marzo 1818.
(Vedi foglio n. 33 del Bollario 1818 della Curia Vescovile)
Chiesa Parrocchiale
La Titolare e Patrona della Chiesa parrocchiale di Colli sul Velino
è S. Maria Maddalena, la cui festa si celebra il 22 luglio.
La Chiesa misura nel corpo m2 117,75 e il coro m2 24,50 ed è
di stile barocco. La sua data di edificazione non la conosciamo,
ma pensiamo di poterla collocare verso il 1830.
Dopo l'apertura al culto vennero consacrati gli altari di S. Maria
Maddalena (maggiore), di S. Antonio Abate, della Madonna Addolorata,
della Madonna del Rosario, ove furono collocate le reliquie dei
rispettivi Santi.
Nel 1965, per iniziativa di un piccolo gruppo di cittadini di
Colli sul Velino, riuniti in Comitato, furono iniziati i lavori
per rimettere in efficienza la chiesa parrocchiale.
Tali lavori, superando le notevoli difficoltà sorte durante
il loro svolgimento, furono felicemente portati a termine, tanto
che in data 13-9-1969 la chiesa fu riaperta al culto da S.E. Monsignor
Cavanna, allora Vescovo di Rieti.
Il Comitato era composto dalle seguenti persone: Ratini Giuseppe,
Micanti Federico, Ratini Antonio, Ratini Dario, Salvati Laura,
Del Greco Annamaria, Carotti Tullio.
Durante l'esecuzione dei lavori si succedettero nella parrocchia
di Colli sul Velino tre parroci: Don Liberale Armellin, Don Settimio
Liberali (Vicario Economo Sp.) e Don Paolo Fantin, i quali cercarono
di favorire il Comitato nella realizzazione dell'opera intrapresa.
Ciascun membro del Comitato contribuì all'opera in maniera
diversa. Oltre la consulenza tecnica, Ratini Giuseppe mise spontaneamente
e gratuitamente a disposizione per i lavori tutto il materiale
di impalcatura, in grande quantità, data la mole della
chiesa e la necessità di eseguire i lavori tanto all'interno
che all'esterno dell'edificio. Detto materiale fu tenuto impegnato
per oltre sei anni.
Il Sig. Ratini Giuseppe fornì inoltre, sempre spontaneamente,
il materiale per la copertura dei vari tetti, materiale comprendente
tavole, tegole e parte del cemento occorrente.
Tutto ciò senza pretendere alcun compenso.
Micanti Federico, tenendo sempre la guida del Comitato, fornì
la propria opera disinteressata e a titolo completamente gratuito
per svolgere tutte le pratiche necessarie presso il Vescovado,
il Comune, la Provincia, l'Ufficio Provinciale del Lavoro, il
Ministero del Lavoro, il Ministero dell'Interno, il Ministero
dei Lavori Pubblici, l'Ufficio del Genio Civile di Rieti, gli
Enti Assicurativi e Previdenziali, l'Ispettorato del Lavoro e
presso tutte le altre autorità di cui si ritenne necessario
l'intervento, sopportando spontaneamente tutte le spese di rappresentanza
derivanti da questo tipo di attività.
Il Sig. Micanti curò di sua iniziativa che fossero eseguiti
i progetti occorrenti presso vari architetti, richiedendo altresì
la consulenza di competenti nei vari campi, man mano che se ne
presentava la necessità, e sottopose tali progetti e consulenze
all'Ordinario Diocesano.
Ovviamente l'esecuzione dei lavori fu condotta in conformità
alle nuove norme liturgiche riferentisi agli edifici per il culto.
Il Sig. Micanti provvide all'acquisto dei materiali occorrenti,
controllandone la qualità e la quantità.
Assisté personalmente alla esecuzione dei lavori, provvedendo
tempestivamente, con l'aiuto di Don Paolo Fantin, affinché
nulla mancasse alla buona riuscita dell'opera e perché
gli operai fornissero la giusta resa.
Per quanto riguarda l'altare, il tabernacolo, la pavimentazione,
la zoccolatura, l'ornamento dell'ingresso in sacrestia e della
porta situata nella parte opposta, che dà nel ripostiglio,
fu utilizzata la capacità tecnica del marmista Colasanti
di Rieti, che personalmente e continuamente assisté alla
posa in opera dei materiali, allo scopo di evitare qualsiasi difetto
che potesse danneggiare l'estetica e la precisione del lavoro.
In proposito riteniamo far presente che quasi tutti i componenti
del Comitato, in special modo Ratini Giuseppe, controllavano il
lavoro e, quando riscontravano qualche imprecisione, incaricavano
Micanti, sempre presente sul lavoro, di farlo notare alle ditte
interessate.
Effettivamente tale interessamento consentì che i lavori
venissero eseguiti in modo pressoché perfetto, tanto da
ricevere lusinghieri giudizi sia dai Vescovi diocesani che vennero
a visitarli, sia da parte di competenti della Sovrintendenza alle
Belle Arti di Roma.
Un aspetto del lavoro, che richiese il superamento di notevoli
difficoltà, fu la ricostruzione di gran parte del cornicione
che era crollato; per tale lavoro si interessò il Maestro
Antonio Ratini il quale, oltre ad indicare al comitato un artigiano
veramente abile, curò che il materiale fosse tale da garantire
una buona riuscita; inoltre provvide al trasporto di tali materiali
sul luogo di impiego.
Altre Chiese
Quanti sacrifici è costato ai nostri avi per secoli e secoli
che oggi esista Colli sul Velino? Nessuno saprebbe narrarli perché
la maggior parte hanno un valore solo individuale o famigliare
ed è già gran cosa se la storia ci può tramandare
ciò che interessa un pubblico numeroso.
Innanzitutto quanti erano i nostri vecchi? Pochi assai da principio;
poi andarono crescendo di numero fino a costituirsi in Comunità;
quando poi riuscirono con la forza economica di alcune famiglie
ad avere un sacerdote, siamo sicuri che contavano diverse centinaia
di persone.
Ciò significa che le famiglie benestanti avevano già
costruito la chiesa, potevano mantenersi il ministro del culto
e forse già avevano incominciato a costruirsi le case con
pietra e calce, almeno nel pianterreno.
A Colli di Labro esistevano le seguenti chiese:
1) S. Maria Maddalena (Cappellania Priv.).
2) S. Tommaso di Grumulo (Priv.).
3) Madonna del Buon Consiglio (Priv.) in Collespina.
4) S. Francesco di Paola in voc. Schiarito.
5) S. Lorenzo (Priv.).
6) Oratorio in loc. Mazzetelli (Priv. fam. Mazzetelli).
7) Oratorio in loc. Vallagora (Priv.).
1) S. Maria Maddalena.
Nel rapporto sulla visita pastorale del
1569 si legge che detta chiesa era unita alla Collegiata di Labro,
aveva un fondo presso la chiesa medesima e le decime (che consistevano
nel dare al sacerdote la decima parte del raccolto) e che là
i canonici di Labro, ogni anno, nel giorno della festa della Santa,
officiavano.
Il fu Pietro di Francesco De Santis, con atto del 13 luglio 1696,
rogato dal notaio Liberato Simeoni di Labro, lasciò a detta
chiesa vari fondi con l'obbligo di festeggiare S. Maria Maddalena
nel giorno in cui cadeva la festa e di celebrare tante Messe durante
l'anno a seconda dei fruttati dei fondi.
Quali amministratori chiamò i Priori di detta chiesa. Qualora
questi non avessero ben amministrato, gli eredi e successori di
Stefano e Silvestro Laurenzi, che erano cognati carnali, erano
obbligati a far celebrare dette Messe e a fare la festa di S.
Maria Maddalena per mezzo di un cappellano "amovibile ad
nutum" (cioè non stabile).
Cessata la linea maschile dei Laurenzi, i beni dovevano tornare
a detta chiesa (vedi stato della Cappellania di S. M. Maddalena,
iuspatronato della casa Laurenzis, Vicariato di Labro, dove trovasi
l'istrumento).
Con un atto di convenzione tra il sacerdote Arciprete di Labro,
don Agostino De Sanctis (sepolto nella chiesa di S. Antonio Abate
dell'Ospedale Civile vecchio di Rieti), e i Laurenzi, rogato dal
notaio Pietro Paolo Genzi il 16 ottobre 1764 e riportato come
sopra, il suddetto sacerdote cedette dei fondi a detta Cappellania
ed alcune rendite provenienti dal legato del fu Francesco di Pietro
Paolo De Sanctis (vedi la visita pastorale del 1744) con la condizione
che i Laurenzi dovevano nominare come cappellano un sacerdote
della linea mascolina di Domenico De Sanctis, qualora ci fosse
stato, ed il cappellano aveva l'obbligo di dire la Messa in tutti
i giorni festivi nella chiesa di S. M. Maddalena, di applicare
e fare la dottrina cristiana, di celebrare la festa di S. M. Maddalena
e di mantenere gli arredi sacri.
Per l'erezione della nuova parrocchia di Colli di Labro, il Sig.
Loreto Laurenzi cedette la Cappellania alla parrocchia erigenda,
con atto privato del 4 aprile 1818, avendo già la S. Congregazione
del Concilio, con decisione del 20 settembre 1817, approvato l'unione
alla parrocchia erigenda, ma in seguito, avendo gli credi di Domenico
De Sanctis fatto valere il diritto passivo su tale Cappellania,
la suddetta Congregazione, con decisione del 19 dicembre 1818,
"stetis in decisis dempta (rimossa) tamen cappellani Laurenzi".
(Bollario 1818 pag. 36 e seguenti).
La chiesa di S. M. Maddalena fu in parte demolita e vi fu costruita
l'attuale chiesa parrocchiale.
2) S. Tommaso di Grumolo
Tra le chiese unite ed annesse, allorché
il Card. Giovanni Colonna eresse in data 11-2-1508 a Collegiata
la Chiesa di Labro, viene ricordata anche quella di S. Tommaso
di Grumulo, di cui non restano oggi che pochi ruderi.
Grumulo è indicato e chiamato attualmente "Morro Vecchio"
(sotto il territorio del Comune di Colli sul Velino).
Esso era uno dei castelli appartenenti ad uno dei Nobili di Labro.
Vi era una casa, posseduta da Rainaldo di Guittone, di otto stanze.
Il castello era circondato dalle acque, assai pescose, e nella
donazione che Rainaldo fece delle sue terre al Capitolo di S.
Giovanni in Laterano, tra cui anche Grumulo, si riservò
quattro pescagioni.
Donò la quarta parte di Labro, la quarta parte dì
Grumulo, della Apoleggia, di Bellicosa, di Morro, di Melaci, di
Coccione e di Moggio, che possedeva per indiviso con gli altri
condomini nel Ducato Spoletino e in quello di Rieti, come anche
la quarta parte di tutti i possedimenti esistenti nei territori
di detti castelli.
Tale donazione, avvenuta nell'anno 1152, sedente Papa Eugenio
III e regnante Federico I Imperatore, fu fatta per la remissione
dei suoi peccati e per accrescere beni celesti all'anima sua.
(Dalla "Storia di Labro", di Ippolito Tabulazzi).
La Chiesa di S. Tommaso di Grumulo era dotata di beni e una quota
di essi veniva devoluta per il pagamento della retta a favore
di un giovane di Labro che, entrato in Seminario, intendeva abbracciare
la vita ecclesiastica.
3) Madonna del Buon Consiglio in
Collespina
Il 1 ottobre dell'anno 1776 l'allora Vescovo
di Rieti Mons. Giovanni De Vita incaricò il convisitatore
don Gregorio Giannini di ispezionare le diverse chiese situate
nel territorio di Colli di Labro.
Tra queste viene ricordata quella di S. M. del Buon Consiglio,
sita in località Collespina. Questa chiesa fu costruita
circa nell'anno 1772, a proprie spese, dal Signor Pietro De Santis,
che si era obbligato anche a mantenerla.
Vi era un unico altare. Con testamento rogato dal Signor Angelo
Micantelli, notaio reatino, il giorno 26-6-1762, e approvato dal
Vescovo di Rieti il 18-8-1762, lo stesso Signor Pietro De Santis
assegnò alla medesima chiesa fondi fruttiferi, il cui valore
assommava a scudi 759 con annuo fruttato di scudi 47.
Nello stesso testamento disponeva che l'amministrazione di detti
beni dovesse appartenere ai suoi eredi e loro successori, con
l'obbligo perpetuo di far celebrare una Messa tutti i giorni festivi
e della manutenzione della chiesa stessa.
E nello stesso tempo sanciva che i beni non fossero assoggettati
alla Camera Apostolica, bensì fossero di esclusiva competenza
del Vescovo pro tempore di Rieti.
Nella visita pastorale che il Vescovo eseguì nel suddetto
anno, constatando la grande moltitudine di gente che abitava in
questo territorio e la grande distanza che la separava dalla Collegiata
di Labro, a cui era sottoposta, con grave danno spirituale dei
fedeli, decretò che o nella chiesa di S. M. Maddalena o
nella chiesa della Madonna del Buon Consiglio (Collespina), fosse
eretta una vicaria perpetua in qualche modo subordinata alla Collegiata
di Labro, con cura d'anime da esercitarsi entro certi confini.
Esortò inoltre vivamente sia i benestanti del popolo sia
l'arciprete di Labro a reperire i mezzi necessari per il sostentamento
del Vicario. Espletato quanto sopra, il Vescovo ritornò
a Labro e lo stesso giorno, con il convisitatore don Gregorio
Giannini e con don Carlo Pileri, Vicario Foraneo, si trattenne
a visitare la chiesa dì S. Maria della Luce.
4) S. Francesco di Paola in voc.
Schiarito
Detta chiesa, esistente in vocabolo Schiarito
(attualmente sito nel territorio comunale di Labro ma appartenente
alla giurisdizione parrocchiale di Colli sul Velino), apparteneva
ai signori Palmeri da Piediluco, su cui gravava anche la manutenzione.
Vi era un unico altare sotto lo stesso titolo. Gravava anche l'onere
della celebrazione di una Messa all'anno, da soddisfarsi dai Priori
in un giorno festivo qualsiasi durante l'anno, ma risultò
che questo onere non veniva adempiuto, come da relazione eseguita
dal convisitatore don Gregorio Giannini, fatta il 2-10-1776.
5) S. Lorenzo
Lo stesso convisitatore, nel medesimo giorno
ed anno, sì recò nella chiesa di S. Lorenzo, sita
in voc. Maccarese, che fu prima proprietà del Conte Pecorara
di Spoleto, poi dei Signori Pianciani, indi del Barone Franchetti
e attualmente di proprietà di Gregori Arduino.
Detta chiesa apparteneva per diritto di patronato alla famiglia
De Laurentiis, sulla quale ne gravava la manutenzione.
Anche in questa chiesa vi era un solo altare. Il fondatore lasciò
agli eredi alcuni beni con l'obbligo di far celebrare una Messa
in tutte le domeniche e nei giorni festivi, obbligo da adempiersi
dal cappellano amovibile, che veniva nominato dalla stessa famiglia
De Laurentiis. Don Francesco Marcucci ne era allora il cappellano.
Il Cimitero
Dopo le disposizioni napoleoniche del 1798, che vietavano la sepoltura
dei morti sotto i pavimenti delle chiese, Colli costruì
il proprio cimitero in località Carpinede, sopra la strada
provinciale che da Colli conduce al bivio "La Luce".
Essendosi però questo reso inservibile e inadatto a causa
dell'aumento demografico, fu realizzato l'attuale in località
Maccarese, cedendo gratuitamente la parrocchia di Labro parte
del terreno (esistono le delibere presso il Comune dì Labro).
Le Campane
Il parroco e la popolazione, venuti nella determinazione di dotare
la chiesa parrocchiale di un accordo di campane, aggiungendone
altre due alla piccola di S. M. Maddalena, fusa nel 1678, "in
modo che abbia a risultare un concerto armonioso e maestoso",
si rivolsero ai fonditori sigg. Augusto e Carlo Benedetti di Rieti,
i quali avendo accettato di assumere il lavoro, venne saldato
ogni debito qualche anno dopo.
Le tre campane pesano complessivamente q.li 7.
La grande è dedicata alla B.V. Addolorata, la media a Maria
SS. e la piccola a Maria Maddalena.
Dal 4 aprile 1978 le campane suonano elettricamente; l'impianto
fu eseguito dalla ditta Morellato di Trevignano (TV) per una spesa
complessiva di £ 4.000.000, pagate dall'attuale parroco
e da un piccolo contributo della popolazione (650.000 lire).
Iscrizioni sulle campane:
Campana grande - Ad honorem beatae Mariae Virginis dolentis -
Fondata della Cura dei Colli eretta nel 1818 - Augustus Benedetti
civitae Reate - A.D. MDCCCXCII - (1892)
Campana Media - Mariae dolenti stipe Collatapopulus - Collium
Labri conflavit - Carolus Benedettifusor Reate A.D. MDCCCLIX (1859)
Campana Piccola - Sancta Maria orapro nobis - Benedictus - D -
Reatefe - A.D. MDCLXXVIII - (1678) - Antoni - V2
L'orologio
Fu commissionato dalla Parrocchia grazie ad un contributo fattivo
del Comune di Labro. Fu collocato sul campanile con una spesa
di £ 208 (vedi delibera nell'archivio comunale di Labro).
Nel 1977 l'orologio a pesi fu sostituito con uno elettrico che
serve contemporaneamente al suono delle campane.
Confraternita del SS. Sacramento
Questa associazione ecclesiastica di fedeli, quasi sempre laici,
avente un proprio superiore, canonicamente eretta per promuovere
la vita cristiana con opere riguardanti il culto e l'esercizio
della carità o per ambedue le finalità, aveva regole
e statuti propri, possiede beni immobili, può accettare
lasciti e si amministra in proprio.
In generale la legislatura italiana fu contraria a simili associazioni;
quelle che esercitavano un'attività in campo civile e possedevano
beni immobili furono assoggettate allo Stato; quelle che avevano
solo scopo di culto (come il caso di Colli), non diventarono oggetto
di leggi speciali e l'azione dello Stato si limitò a concedere
le autorizzazioni di cui gli enti morali hanno bisogno per svolgere
la propria attività.
Alla Confraternita di Colli è intestato il possesso di
quasi due ettari di terreno in località Campette, amministrati
oggi dalla Curia Vescovile.
Casa Canonica
L'attuale casa parrocchiale, attaccata alla chiesa, ampia e accogliente,
fu costruita su terreno in parte della parrocchia e in parte di
Ciavarroni Dario, tramite permuta offerta dal Sig. Mirabelli Camillo.
La costruzione della Canonica fu iniziata nel 1946 dal reverendo
don Domenico Carinci, con contributi della popolazione del paese.
Nel 1954 il parroco don Filippo Ricci portò a compimento
l'opera.
Nel 1969 don Paolo Fantin, ottenuto dal Ministero del Lavoro un
cantiere scuola, procedette al riatto e alla sistemazione del
fabbricato con la creazione del nuovo ingresso sul piazzale della
chiesa.
Nel 1976 venne dotata di telefono con il numero 0746.646187.